«Sarei potuto andare avanti con la Rai e con Sanremo, ma ho scelto di cambiare perché mi piace sperimentare. infatti l’anno prossimo…». Il conduttore si racconta in un libro e a “Chi”. «Giovanna e la mia famiglia sono il mio sostegno, i miei autori e i miei consiglieri più fidati»
Amadeus ci accoglie nei camerini dello studio di "Chissà chi è". Con lui c’è sua moglie, Giovanna, e il suo ufficio stampa, Gina Cilia. Intorno a noi ci sono i regali portati dai concorrenti, come un foulard con la faccia di Amadeus e un vassoio di dolci siciliani, che assaggiamo con il caffè. L’occasione dell’incontro è il libro "Ama. La mia storia, i miei Sanremo, come il palcoscenico mi ha cambiato la vita". La parola che Amadeus ripeterà più spesso in questa intervista è “proteggere”. Proteggere i cantanti a Sanremo, i loro brani, la loro arte. E proteggere le persone che gli stanno intorno, che si fidano di lui, che gli vogliono bene. «Ho le spalle larghe», dice.
L’ultima volta che lo abbiamo incontrato era al ristorante dell’Hotel Globo, a Sanremo, poche ore prima della finale. E, che fosse l’ultimo Festival, lo avevamo capito della sue parole, dal suo sguardo, fiero e triste al tempo stesso. Non sapevamo che gli fosse stato proposto di fare anche il sesto Sanremo. «Sì, me lo hanno chiesto quando ho iniziato a preparare il quinto, e anche durante gli incontri per il rinnovo del contratto. Ma, per prima cosa, mi sembrava già impensabile essere riuscito a fare lo stesso numero di Festival consecutivi di due mostri sacri come Pippo Baudo e Mike Bongiorno, e poi avevo deciso che dovesse essere l’ultimo. Per fare Sanremo ci vogliono le condizioni ideali, e sentivo che qualcosa stava cambiando».
Infatti oggi siamo qui, a Discovery, il giorno dopo la seconda puntata de "La Corrida" che è andata anche meglio della prima, con un milione di telespettatori e una seconda parte al 7,7 per cento di share sul Nove.
Partiamo da Pippo Baudo. Fu il primo, cinque anni fa, a dirle che avrebbe fatto Sanremo.
«Era aprile del 2019 e circolavano i primi nomi per il Festival del 2020. Il mio era fra questi, ma ce n’erano anche altri. Ero seduto a un tavolo al ristorante, Pippo era al tavolo vicino, e mi chiamò: “Vieni qua”. Poi mi disse: “Il prossimo Sanremo lo devi fare tu”. “Grazie, ma non me l’hanno chiesto”, risposi. Lui, ugualmente, volle dirmi come avrei dovuto farlo: “Decidi tutto in prima persona, assumiti ogni responsabilità e ricorda che gli imprevisti e le critiche fanno parte del gioco”. Quelle parole sono state la mia Bibbia per cinque anni. E ringrazio l’allora direttrice di Raiuno, Teresa De Santis, e il presidente di Rai Pubblicità, Antonio Marano, per avermi voluto».
AMADEUS: IL MIO GRANDE AMORE PER IL FESTIVAL
Dal libro si capisce che lei prova un grande amore per il Festival.
«Guardi, io ho due grandi amori professionali: la musica e i quiz. Dei miei Festival ho amato soprattutto la parte musicale, perché quello che resta sono le canzoni. La gioia più grande è aver portato numeri importanti nella musica e nella discografia, e aver lanciato nuovi talenti. Ricordo che, quando dissi al direttore Stefano Coletta che avrei portato Colapesce e Dimartino, mi disse: “Ma tu li conosci?”. E io ammisi: “No, ma ho ascoltato la loro canzone”».
A proposito: Colapesce e Dimartino, come Emma, come Sangiovanni e altri, si sono presi una pausa. Perché secondo lei?
«Siamo in un mondo competitivo a tutti i livelli, c’è grande pressione, tutto è legato ai risultati, ai numeri. Per un punto in più o in meno di share si parla di “flop”. C’è una tale velocità che, oggi, un cantante non ha tempo per riflettere: una volta usciva un disco ogni due anni, adesso esce un singolo ogni mese. Sono cresciuto in un mondo dove non c’era questo stress: da ragazzi giocavamo a calcio in cortile, oggi, a 16 anni, un ragazzo è già in Serie A e, se sbaglia una stagione, gli dicono che è finito. È tutto esasperato».
Il suo Sanremo ha attirato molti giovani in gara, come li ha gestiti?
«Oggi si ha paura di essere giudicati o di essere giudicati male. Ho fatto in modo che i giovani che venivano a Sanremo avessero la totale libertà di espressione. Dicevo loro: “Non vi preoccupate di quello che dicono, nel bene e nel male sono io il responsabile”. I La Sad mi hanno abbracciato come se fossero miei figli, Achille Lauro mi ringrazia sempre, Dargen D’Amico e Ghali hanno portato testi coraggiosi perché si sono fidati di me, sapevano che li avrei protetti. La cosa peggiore è lavarsene le mani, non l’ho mai fatto».
Quanti amici ha perso in questi cinque anni da direttore artistico?
«Con Sanremo ho scoperto gli amici veri, perché nel mondo dello spettacolo sono tutti vicini, ci si bacia, ci si abbraccia, ma non è per niente così. Ci sono cantanti che non ho preso a Sanremo che ancora oggi mi scrivono e altri che, invece, non mi salutano più».
AMADEUS: TUTTO SU ALBANO E SU MORGAN
Albano sostiene che lei non abbia mantenuto la promessa di averlo in gara.
«Quando Albano, prima del Festival del 2023, mi ha portato un brano, che secondo me non era adatto, gli ho detto di persona che non andava bene, e ho aggiunto: “Sarebbe bello, visto che quest’anno con me c’è Gianni Morandi, se tu, lui e Massimo Ranieri foste sul palco insieme, sarebbe una festa memorabile per i tuoi 80 anni”. Fu talmente felice che si commosse. Mi disse: “Grazie per questo regalo, magari l’anno prossimo porto un altro brano”. L’anno seguente, infatti, presentò un brano che non era così forte. Gli dissi: “Con il successo che hai avuto l’anno scorso, perché devi tornare in una dimensione più piccola? Non te lo meriti”. E lui mi rispose: “Ho la sanremite”. Lo capisco, ma in cinque anni non ho mai promesso un posto a nessuno».
Lo stesso motivo per cui Morgan ce l’ha con lei.
«Morgan l’ho voluto il primo anno come giudice ad Ama Sanremo contro la volontà di tutti. E lui fu bravissimo, disponibile, generoso. Poi venne in gara con Bugo, accadde quello che sappiamo e, l’anno seguente, Bugo mi presentò una canzone che mi piaceva e lo presi. Morgan, invece, mi mandò quattro brani, dicendomi di sceglierne uno e, dopo averli ascoltati, gli dissi che, purtroppo, nessuno di questi era adatto a quello che avevo in mente. Da quel momento mi ha fatto una guerra spietata. Non puoi essere amico se chiedi una cosa e diventare nemico se non la ottieni. E mi dispiace, perché continuo a pensare che abbia grandissime capacità. Ma con me ha chiuso, è chiaro che ci sono rimasto male».
Nel libro dice che, se fosse stato Fedez, non sarebbe andato a Sanremo l’anno della Ferragni.
«Chiara è stata la prima alla quale ho chiesto di venire a Sanremo. Ha declinato dicendo delle cose giuste: non mi conosceva, non sapeva che tipo di Sanremo sarebbe stato, era legata a un mondo web lontano dalla televisione. Quando, un anno dopo, venne Fedez in gara, la invitai a venire, e lei mi disse: “Grazie, ma è una cosa bellissima per Federico ed è giusto che si goda il suo Sanremo”. L’ho trovato molto bello: se fosse venuta a Sanremo, le attenzioni sarebbero state sulla coppia. Due anni dopo, Chiara ha accettato di salire sul palco a condurre due serate. Se mi avessero chiesto un consiglio, ma nessuno me l’ha chiesto, avrei detto che Fedez doveva fare la stessa cosa che aveva fatto Chiara con lui, ma voglio molto bene a Federico e, come si dice, “fra moglie e marito non mettere il dito”».
Dedica un capitolo alla sua famiglia, a Giovanna, a vostro figlio Josè.
«Giovanna e Josè sono stati fondamentali, come mia figlia Alice: la famiglia è quella che mi aiuta nei momenti difficili, sono i miei consiglieri, i miei autori fidati. Mia moglie mi conosce e condivide dinamiche e pensieri professionali. Mi è stata vicina in questi cinque Festival con suggerimenti e intuizioni che, a volte, ho sbagliato a non seguire: sono testardo, avrei dovuto darle retta di più su alcune cose. Così come è vero che Josè mi ha aiutato nella musica».
Il libro si chiude con il suo passaggio a Discovery.
«Immaginavo che ci potesse essere una difficoltà, ma è sbagliato fare paragoni con Raiuno e Canale 5: quando tocchi il 7 per cento con La Corrida vale il 20 per cento su Canale 5 o su Raiuno. Mi confronto con una una realtà nuova, il pubblico televisivo è molto tradizionalista».
AMADEUS: HO NUOVI PROGETTI PER IL 2025
A gennaio farà un altro programma in access prime time?
«C’è sempre il tempo di sperimentare. Lo facevo in Rai, tanto che ho fatto riposare "I soliti ignoti" e riportato in luce "Affari tuoi", e lo farò a Discovery. Quando sono arrivato qui non avevo molto tempo per testare format inediti, nel 2025 vorrei fare qualcosa di nuovo, ci sto lavorando».
Come le è venuto in mente di rifare "La Corrida"?
«Tempo fa ho conosciuto Marina Donato, la moglie di Corrado, l’inventore de La Corrida. Le ho detto: “Chissà che un giorno non si possa fare su Raiuno”. Erano i tempi del mio primo Sanremo. Quando sono passato a Discovery, Marina mi ha detto: “Hai sempre intenzione di farla?”. Ho risposto subito di sì. È una scelta che ho fatto con il cuore». E, ogni tanto, il cuore vince.