«A “Ballando” mostro lati di me che non esprimo in pedana», dice a “Chi” Tommaso Marini, soprannome: “planet”. E sulla sua sessualità dice: «Non ho bisogno di definirmi»
Quello tra Ballando con le stelle e gli sportivi è un rapporto di lunga data. Talvolta si è rivelato un idillio, talvolta un insormontabile banco di prova. Ma il talento nella danza di chi per lavoro è abituato a ripetere un altro gesto atletico è apparso negli anni assolutamente trasversale: non c’è una regola, è sempre una sorpresa. Nel caso di Tommaso Marini, quest’anno, la sorpresa è stata doppia. Lo schermidore 24enne di Ancona, campione del mondo ed europeo nel fioretto e medaglia d’argento in squadra alle Olimpiadi, sta mostrando un’inclinazione naturale per il ballo (in coppia con Sophia Berto) e una delle personalità più intriganti del programma.
Pubblico e giudici sono ammaliati dalla sua indecifrabilità.
«È una sorpresa anche per me, non immaginavo come sarei stato percepito fuori dalla scherma. So di essere un mix di cose, ma ancora non capisco cos’ho di intrigante. Però prendo e porto a casa, ho sempre voluto essere il misterioso del gruppo».
Qual è la difficoltà maggiore di quest’esperienza televisiva?
«Parlare di me non per lo sport, infatti ci sto andando molto piano. Ha presente le clip strappalacrime? Ovvio che anch’io ho i miei vissuti tristi, ma non credo che questo sia il momento di mettere a nudo le mie fragilità, prima vorrei mostrare il bello. Non sono pronto a parlare dei miei problemi a 4 milioni di persone!».
Ne avrebbe di storie strappalacrime da raccontare?
«Ma certo, chi non ha vissuto episodi toccanti? Ma raccontare i nostri drammi serve davvero? Sì, magari qualcuno ci si rivede, ma non è detto che abbia le mie stesse opportunità di uscirne. I problemi si assomigliano, ma le persone e i contesti sono diversi. Insomma, mi faccio un po’ di scrupoli. I sacrifici per arrivare dove sono li ho fatti e mi sono pesati, ma non mi sento una vittima, sono fortunato, c’è chi li ha fatti come me ed è sempre al punto di partenza. La retorica triste non è nelle mie corde».
Quindi giura che non verserà neanche una lacrima a Ballando?
«Per ora no. L’unica cosa che mi fa piangere è la scherma».
Vedremo... Il suo soprannome, Planet Marini, si riferisce a come si vede: un pianeta con tante sfacettature. Quale non le piace?
«Faccio molta fatica a rendermi conto se sono felice. È come se non mi godessi mai il momento, penso sempre al dopo e alle conseguenze. Questa cosa mi pesa, ma credo sia legata al fatto che noi sportivi vinciamo e dobbiamo subito pensare alla gara successiva. Proiettala nella vita e non è proprio il massimo, per quanto mi renda ambizioso. Ogni tanto avrei bisogno di un momento di pace».
Sui social si definisce anche “drama king”, perché?
«Perché affronto gli imprevisti in maniera drammatica: non trovo le chiavi e penso subito “me le hanno rubate, verranno i ladri, devo rifare la serratura”. Poi le ho in tasca. È un lato della mia ansia».
Eppure sembra sicuro di sé.
«In parte lo sono, i successi sportivi ti danno forza».
La sua altezza, 1 metro e 97, è mai stata un complesso?
«No, sono sempre stato il più alto, ma non ci pativo. magari crescendo mi sono sentito un po’ goffo. Piuttosto non capivo da dove venissi: i miei non sono così alti e in più ho la pelle scura anche se mio padre è castano chiaro e ha gli occhi azzurri. Da bambino sembravo Mowgli, mi chiedevano di dove fossi. “Di Ancona”, rispondevo ingenuo. Quand’ero con mia nonna le dicevano: “Che bello, dove l’avete preso?”. Ovvio che pensassi di essere stato adottato. Tanto più che mia mamma non aveva foto da incinta ed essendo nato settimino neanche quella con me in braccio dopo il parto. Per fortuna mio padre mi aveva fatto dei filmini nell’incubatrice. Ogni tanto però dico a mia mamma: “Dimmi la verità: il postino cubano?”. Ma scherzo, in realtà ho i suoi colori e i lineamenti di papà».
A Ballando lei e Sophia Berto siete la coppia più sbilanciata come altezza. Che cos’ha pensato quando l’ha conosciuta?
«“Wow, e ora come cavolo balliamo?”. Dicono che in una coppia di ballerini ben assortita i baricentri si dovrebbero guardare, mentre lei letteralmente guarda il mio baricentro! Ma è fantastica, bravissima, super spontanea, e ha questi occhi che parlano. Le sono molto grato per il lavoro difficilissimo che sta facendo con me».
Selvaggia Lucarelli ha una volta definito il suo modo di ballare troppo aggraziato. Aggiungici il modo di vestire stravagante, lo smalto, i capelli lunghi, gli orecchini, e tutti a interrogarsi sulla sua fluidità: le dà fastidio?
«Per niente, ma il fatto che, per questi motivi, io sia ritenuto “diverso” è sintomo di una società retrograda. Lato abbigliamento: mio padre aveva uno showroom e mia madre faceva l’indossatrice, io ho ereditato un’idea artistica della moda; ho anche pensato di lavorarci ma non saprei in che ruolo. Lato sentimentale: odio dare etichette e non ne darò mai una. So solo che amo fare quello che mi piace e che non sento il bisogno di definirmi».
Non sapere se sia fidanzato o no alimenta la curiosità.
«Sono molto riservato, ma è anche vero che non c’è stato il grande amore finora. Qualora ci fosse non avrei problemi a dire chi è. Però, ahimé, sono ancora “il contadino cerca moglie”. Sarei felice di innamorarmi, ma è difficile perché sono complicato e mi piacciono le persone complicate».
In compenso ha molti amici, soprattutto amiche.
«Lo credo, al liceo umanistico in classe eravamo solo due maschi! Ho una decina di amicizie strette e poi ci sono Giada e Angelica, che conosco da 22 anni e sono più che sorelle. E poi adoro conoscere nuove persone».
A Ballando chi le piace?
«Anna Lou e Fede Nargi, ma un po’ tutti. In realtà c’è qualcuno con cui non andrei a cena, non dirò chi ma è facile. È molto diverso dalla maschera che mostra in tv».
Capitolo scherma: quando ha capito sarebbe stata un lavoro?
«È successo. Ho iniziato a 8 anni e ho amato subito l’ambiente. Il primo incontro l’ho perso 5 a zero, ma ero contento, una sensazione super bella che non ho più riprovato. Fino a 16 anni non ero granché, dopo sono esploso, e a 18 sono entrato nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia. Forse l’ho realizzato lì».
E ne è stato solo felice?
«Prendere una strada per forza te ne preclude altre. Io sognavo di fare l’accademia di recitazione, ma purtroppo entrambe le cose non si poteva. Amo il cinema e il teatro, ora ci vado poco proprio perché mi viene la malinconia. Ma fare l’attore rimane un sogno, chi lo sa».
Momenti di crisi?
«Due anni fa volevo mollare, era un momento no. Tra una pseudo depressione, questioni sentimentali e compagnie sbagliate, vedevo tutto nero. Non credevo più nelle mie potenzialità e mi soffocava la delusione per le sconfitte. Poi i miei, che si sono separati quando avevo 14 anni ma sono rimasti uniti, mi hanno detto: “È la tua vita, fai quello che ti fa stare bene”. Se avessero detto: “Devi continuare”, avrei mollato, invece l’accordo era un’ultima Coppa del mondo. Il giorno del mio 22° compleanno a Belgrado ho vinto e lì c’è stato lo switch».
Cos’era cambiato?
«L’approccio. Anche aiutato da una psicologa, ho iniziato a pensare che se non andava bene non moriva nessuno. Per questo sono la pecora nera degli sportivi, perché dico spesso che la scherma è una parte importante (e ingombrante) della mia vita, non la mia vita. Prima vengo sempre io».