Arisa: «Il mio canto contro i bulli»

1 Novembre 2024

«Anch’io a volte mi sono sentita come Andrea, il protagonista del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”», confida la cantante a "Chi"

Reduce dal tour estivo, ha un nuovo singolo e si prepara a tornare in tv: Arisa è inarrestabile.

Come sta?

«Sono nel periodo healthy, bevo molto, prendo vitamine, mangio frutta e verdura. Dopo il tour, di solito, comincio il momento detox, perché quando sono in giro voglio assaggiare tutto quello che la nostra meravigliosa terra ci propone e, alla fine torno a casa che non riconosco più la forma del mio corpo, se è un ovale o un esagono! (ride, ndr)».

Però è determinata.

«Mi viene abbastanza facile pensare alla mia salute come una priorità, quando posso dedicarmi a me stessa è proprio bello e soddisfacente!».

Quest’estate scriveva sui social: “Che sia solo per un giorno, un minuto, una frazione di secondo o per sempre, la felicità esiste”. Oggi lo pensa ancora?

«Sì, penso che la felicità esista. E che bisogna farci caso quando c’è. Poi, è così ambita proprio perché non dura in eterno, però, ti riempie e ti dà una gioia e una luce diversa».

Dopo tanto tempo si era innamorata. Con Walter (Ricci, musicista) come va?

«Oggi meglio non parlarne, ma l’amore ha alti e bassi, oggi siamo in una fase di down, domani up, va così!».

Le persone in questi momenti ascolterebbero La notte, e lei che cosa ascolta?

«Per piangere e disperarmi? Mah, io cerco di non assecondare questi momenti, quando mi sento triste metto dischi e ascolto musica che mi tira su!».

Aveva scritto: “Valuto proposte di matrimonio da soggetti sanissimi, nessuna bugia. No perditempo”: la proposta è ancora valida?

«Quello è stato un momento molto divertente della mia vita social. Però di base ho sempre avuto le idee molto chiare sul tipo di persona che volevo vicino. Mi sento di dire che a volte noi donne cerchiamo nei cassetti sbagliati. E invece bisognerebbe idealizzare di meno ed essere più concrete sul valore reale che hanno le persone».

Alla fine il segreto del successo di una relazione sana lo ha scoperto?

«La verità è che l’amore sono sempre due storie, non è mai una sola. E ogni tanto queste due storie si incontrano e si amplificano insieme, però sono sempre due le strade, quando ti dicono che sei una cosa sola con qualcuno è vero, ma soltanto in parte. L’amore per durare deve essere una comunione di anime, non una fusione, che è diverso. Ma poi io non è che possa parlare più di tanto, di base però mi piace l’idea di costruire e sto provando a farlo».

È uscita Canta ancora, colonna sonora del film Il ragazzo dai pantaloni rosa: come si è immersa nella storia?

«Ho letto la sceneggiatura del film e mi ha veramente colpita dentro. Mi ha fatto rivivere delle sensazioni che forse fanno parte anche della mia ferita, è stata una cosa che mi ha aiutato molto a esorcizzare determinate cose. Anche io ho vissuto momenti non facili a scuola. La canzone è intensa, l’avevo scritta in un periodo molto sensibile della mia vita e anche difficile per la mia famiglia. Osservavo mia madre e non la vedevo più bene. E allora, non riuscendo ancora a parlarle da donna a donna, ho scritto questa canzone per far sì che lei fosse più motivata a reagire. E quando ho letto questa sceneggiatura la cosa che mi ha colpito di più è stato il grande dolore che sicuramente avrebbe dovuto sopportare la madre di Andrea, Teresa, e ho pensato di proporre questa canzone, che è stata subito apprezzata e finalmente ha avuto un posto nella vita delle persone. È veramente una canzone che ho scritto con grande verità e sentimento».

Ci sono dolori che dall’esterno non si percepiscono sempre...

«Ci sono sempre cose che ci fanno sentire impotenti, e questo è il motivo per cui non ci si può spiegare tutto. Ma bisogna fare della vita altra vita, e del tempo che abbiamo a disposizione cose costruttive e belle, senza soffermarci sul dolore, se non nella maniera in cui lo sta facendo Teresa, che ne sta facendo qualcosa di grande. Cercando di sconfiggere le problematiche relative all’inclusività e all’uguaglianza, che sembra debbano essere usate soltanto nei confronti delle minoranze esplicite, invece no. Bisogna essere inclusivi nei confronti di tutti, tutti meritano rispetto. Attraverso questa bruttissima esperienza bisogna capire che anche un gesto apparentemente stupido e goliardico può creare delle conseguenze forti. E spero che Andrea sia stato l’ultimo».

Voltando pagina, a novembre torna a The Voice Kids: come si sta preparando?

«Non vedo l’ora perché l’anno scorso ho vissuto veramente un’esperienza incredibile. Le storie delle persone raccontate a The Voice sono molto toccanti. Voglio avere ancora a che fare con questi ragazzi così giovani che hanno tutto questo entusiasmo, vivono la dimensione del canto in un’accezione giocosa, senza malizia, ed è molto bello, è lì la vera essenza dell’arte. I bambini mi piacciono molto, sono delle menti da scoprire, libere, autonome, e il fatto che lascino spazio alla fantasia li rende estremamente geniali e intelligenti. Sono quasi ipnotici per quello che dicono, per come arrivano a certi ragionamenti. Trovo che noi adulti abbiamo tantissimo da imparare dai bambini».

Oggi si mostra senza filtri e anche con un’immagine provocante, è più sicura e consapevole di se stessa?

«Ma sa che più divento grande e più questa consapevolezza ce l’ho? Il mio corpo mi permette di essere quello che sono e di fare quello che faccio, mi sento molto libera. Sono fortunata e molto grata per tutto quello che ho ricevuto dal destino perché se è vero che c’è un talento di fondo e una voglia pazza di comunicare, è anche vero che sono anche una persona privilegiata, perché ci sono tanti talenti che non riescono a trovare la loro felicità, la loro realizzazione. Quindi sicuramente in me c’è la consapevolezza che ho fatto tanto da sola, mi ringrazio, ma ringrazio anche la vita perché quello che ho non è scontato».

Il mix di talento e fortuna, caro a Woody Allen.

«Esatto. Credo nel destino, ma va aiutato. Bisogna sempre fare, amare. Provarci, crederci. E soprattutto non perdere mai la forza di sperare».

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