La showgirl, ballerina strepitosa su Rai1, si confessa a "Chi": «Nella vita ho sempre cercato di tenere dentro le malinconie per non pesare sugli altri, ma questa volta mi sono aperta»
Ci voleva Ballando con le stelle per capire il valore di Federica Nargi. È questo uno dei meriti del programma che, come alcuni reality, mette a nudo chi vi partecipa, attraverso le emozioni, a volte anche i contrasti. Ma è anche uno specchio, che restituisce un’immagine dei protagonisti più sfaccettata rispetto a quello che i rituali televisivi consentono. La Nargi è stata velina di Striscia la notizia, ha studiato recitazione, ha condotto Colorado, è seguita sui social da 4,3 milioni di follower, ma non aveva mai parlato tanto di sé come nelle ultime settimane. Rivelandosi una donna solare, serena, che tende a non manifestare i propri stati d’animo per paura che possano influire sul benessere di chi le sta intorno. E la danza, il ballo, l’hanno aiutata a esprimerli.
Sembra nata per ballare, ha studiato danza?
«Saper ballare, secondo me, è una dote naturale, a prescindere dal fatto che uno abbia frequentato una scuola. Ho studiato danza fino agli 11, 12 anni, poi sono stata quattro anni a Striscia la notizia, ma erano stili diversi. Non avevo mai imparato, per esempio, i balli latino-americani, che mi hanno sempre affascinato molto».
Era una ragazza che, in discoteca, stava in mezzo alla pista?
«Sì, sono una che si lascia trasportare dalla musica, si sfoga, si libera. Amo la compagnia, i miei amici mi considerano l’anima della festa».
Suo marito, Alessandro Matri, non è geloso nel vederla con un ballerino (Luca Favilla)? O è talmente bello che non teme confronti?
«È talmente sicuro di sé che… Scherzo (ride, ndr). La preoccupazione c’è, come in tutti i lavori. Siamo insieme da 16 anni. Poi tutto può succedere, ma per fortuna non è mai successo».
Avete anche due splendide bambine, Sofia e Beatrice, che hanno rispettivamente 8 e 5 anni.
«Lasciare le bambine a Milano è stata per me la cosa più difficile. Conciliare gli impegni e la vita familiare non è mai semplice. Anche perché so che manco loro da morire, dopo un mese e mezzo iniziano a chiedere di me. Soprattutto la più piccola, Beatrice. A scuola piange, le manco; ho cercato di farle capire che mamma lavora. Spero che questa esperienza serva alle mie figlie per imparare che, nella vita, se vuoi realizzare un sogno, devi crederci e lavorare. La mamma non le ha abbandonate, questo è un po’ il peso che si portano tutte le madri che lavorano. Ho visto Ballando come un modo per superare i miei limiti, voglio stare in questo mondo, ma le bambine saranno sempre la mia priorità. Ho potuto partecipare perché mio marito mi appoggia, i miei suoceri ci aiutano e anche i miei genitori salgono da Roma a dare una mano. Domenica, dopo ogni puntata, corro da loro».
Non ha mai sgomitato nel lavoro?
«No, non ho mai sentito il bisogno di farlo. Le poche cose che ho fatto le ho fatte con grande dignità, accettando le proposte giuste per me. Ho detto tanti “no” in questi anni, perché non potevo in quel momento o perché non mi sentivo adatta in quel ruolo. La libertà di poter scegliere è fondamentale e Ballando con le stelle è il mio programma, mi è sempre piaciuto. Quando mi hanno chiamata ho detto: “Se rinuncio adesso, magari non mi ricapita”. Volevo mettermi alla prova, mettermi in contatto con le emozioni. Essere qui non è solo ballare, è tirare fuori un lato che ho sempre tenuto nascosto».
Lei, infatti, appare solare, non manifesta mai tristezza, preoccupazione, malinconia.
«È il mio modo di vivere la vita: tenere per me i miei problemi, non farli pesare su chi mi sta vicino. Questa cosa, però, a un certo punto mi sovrastava. Tenere tutto dentro per far vedere la mia parte positiva, energica, mi portava, a volte, a crollare. Anche io ho i miei problemi che, pur non essendo gravi, devo dimenticare per fare forza agli altri. Per questo ho bisogno di lasciarmi andare e il ballo mi ha aiutata, mi ha fatto aprire, sentire leggera. Quando ho ballato il valzer, ad esempio, ho parlato per la prima volta della famiglia, del fatto che sono andata via di casa troppo presto. Mi sono mancati i miei genitori, sentivo il bisogno di averli vicino, ma non ho mai voluto pesare su di loro, farli preoccupare. Non ho avuto il tempo di pensare se sia stato giusto andare via di casa a 17 anni per inseguire la mia strada. Capita che ti ci ritrovi, cambi vita e poi segui quel flusso perché ti piace metterti alla prova, non vuoi arrenderti».
Persino la giuria di Ballando le vuole bene.
«Sono molto carini, stanno conoscendo veramente chi sono e, allo stesso tempo, apprezzano lavoro e impegno. Poi ci saranno anche le critiche, quelle fanno parte del gioco».
Ma lei vuole vincere?
«Certo. Ma non per battere gli altri: la competizione è con se stessi, è la voglia di arrivare fino in fondo».
La mettono spesso a confronto con la Guaccero, e Bianca ci ha detto: «Per me è un complimento, Federica è bellissima, ha dieci anni meno di me!».
«Anche a me fa piacere l’accostamento, perché i suoi dieci anni in più sono anni di esperienza».
Alan Friedman è finito nel mirino per qualche presunta spigolosità dietro le quinte.
«Quando arriviamo in sala prove ci isoliamo, quello che è successo non lo so, con me è sempre stato molto gentile, ha voglia di fare e questo non me lo aspettavo. È competitivo e mi piace vedere questo spirito. Anch’io sono competitiva con me stessa, sono autocritica, pretendo di fare bene quello che faccio, sono una professionista. Il maestro mi dice: “Va bene così, divertiti!”».
Lei piace anche alle donne.
«La cosa bella è che a me, in realtà, interessa di più arrivare a loro. Ma non per strategia, perché credo che non ci sia riconoscimento più bello di quello che puoi avere da una donna. Quando Selvaggia Lucarelli mi ha fatto i complimenti, dicendo che non uso strategie, mi sono sentita capita».
È un po’ la star della porta accanto, tipo Notting Hill.
«Alla fine non faccio niente di particolare per voler piacere, sono così e lo dico: parlo con tutti, rido con tutti, mangio la pizza con tutti. Mi piace stare in mezzo alla gente, sono cresciuta così. Non è semplice rimanere se stessi in questo ambiente, ma sono attaccata alle mie radici e, di questo lavoro, prendo solo il giusto per me, quello che mi appartiene».