Abbiamo visto l'inizio di "Mufasa: Il Re Leone", il film Disney che uscirà il 19 dicembre, prequel del cartoon da Oscar del 1994 e del live action del 2019
Mufasa: Il Re Leone uscirà al cinema il prossimo 19 dicembre, ma oggi abbiamo potuto vedere le prime immagini dell’atteso prequel della storia de Il Re Leone, raccontata in versione animata nel cartoon da Oscar del 1994 e in versione live action (ma frutto degli effetti digitali della CGI fotorealistica) del 2019.
Nei primi 40 minuti del nuovo film Disney, in uscita per le Feste natalizie, alla baby leonessa Kiara, figlia dell’ormai adulto Simba, viene raccontata la storia del suo illustre nonno che fu il re leone prima di Simba, cioè Mufasa. Il film è diretto dal premio Oscar Barry Jenkins. Tornano i personaggi principali de Il Re Leone cioè Simba, Nala, Timon e Pumba, a cui si aggiungono il giovane Mufasa, la giovane Sarabi e Taka, fratello affettuoso di Simba destinato a diventare il suo temibile rivale Scar.
Le voci italiane del film sono una rosa di grandi nomi tra cui Marco Mengoni per Simba, Edoardo Leo per Timon, Luca Marinelli per Mufasa ed Elodie per Sanabi.
Abbiamo incontrato Elodie e Luca Marinelli dopo la proiezione della prima parte di Mufasa: Il Re Leone e ci hanno raccontato l’esperienza, le emozioni e i ricordi legati a Il Re Leone di ieri e di oggi, strettamente intrecciati con la loro vita vera.
Elodie: ero una leonessa anche prima del Re Leone, perché avevo paura
Elodie, al secondo film da doppiatrice dopo Trolls World Tour (2020), in Mufasa: Il Re Leone è la voce italiana della giovane leonessa Sanabi. È una grande fan dei film Disney e dichiara: «Sono orgogliosissima, mai avrei immaginato di fare tutte le cose incredibili che sono capitate in questa questa mia carriera assurda. Doppiare una leonessa... Non potevo proprio chiedere di meglio!». E confessa: «Nella mia vita io mi sono sempre sentita un piccolo cucciolo di leone, ho sempre pensato che aggredire in qualche modo fosse il primo modo per difendersi. Mi fa sorridere ritrovarmi in qualche modo a fare delle cose che mi somigliano, mentre sto imparando a gestire questa paura di tutto quello che è esterno».
Quale paura, esattamente? «Ho sempre paura di non essere all'altezza, di non essere abbastanza, di non non essere capita. Sto cercando di fare il contrario, quindi probabilmente questo ruolo di Sanabi in Mufasa: Il Re Leone è arrivato proprio in un momento di serenità e di comprensione dei miei limiti: li sto abbracciando, i miei limiti e quindi dico “daje che figata!”».
Continuerà con il cinema? «In questo momento della mia vita sto studiando e sto facendo tutto quello che purtroppo non ho fatto da ragazzina, io ho tanto bisogno di esprimermi e c’è tanto che non ho espresso da giovanissima perché avevo paura, quindi in realtà tutte le possibilità che mi arrivano oggi io le sto abbracciando, per essere una donna risolta, per scoprirmi, per darmi una possibilità e per esprimermi».
Luca Marinelli: da piccolo pensavo che non sarei arrivato a 40 anni
Luca Marinelli è la voce di Mufasa, il leoncino e poi leone destinato a diventare re e padre di Simba, che sarà re a sua volta dopo di lui. «Ricordo ancora il salto che ho fatto sulla poltrona del cinema a 10 anni guardando Il Re Leone, lo avrò visto 160 volte. Ora che sono in Mufasa: Il re leone ho una piccola schiera di nipoti meravigliosi che negli anni lo guarderanno. Gli amici con figli mi hanno già detto che mi chiameranno per mandare a letto i bambini con la voce di Mufasa!».
Al bambino che è stato lui e che 30 anni fa guardava Il Re Reone e si emozionava ascoltando la voce di Vittorio Gassman (il grande attore doppiava Mufasa adulto nel film Disney del 1994) manderebbe un messaggio: «Io da ragazzino pensavo di non arrivare a quarant'anni, non sto scherzando, eppure ci sono ci sono arrivato, quindi vorrei dire al me stesso ragazzino: “Andrà tutto bene!”». A Mufasa cucciolo viene detto dalla madre di andare verso qualcosa di meraviglioso che c’è oltre l’orizzonte: «ed è una cosa meravigliosa che bene o male ho fatto anch’io con la mia vita e con la mia carriera, ma non l'ho fatto da solo».