Abbiamo guardato “Inganno” con Rita Rusic: il suo commento

Rita Rusic e Cristiano Di Luzio/Foto R. Chiovitti
27 Ottobre 2024

Chi meglio di Rita Rusic può giudicare la serie Netflix Inganno sull'amore tra la 60enne Guerritore e il giovane Gianniotti?

Criticate quanto vi pare: «Che dialoghi da soap colombiana!», «Ma perché Gianniotti è sempre nudo?», «Perché la Guerritore l’ha fatto?»... Però non si parla d’altro. Soprattutto a sproposito. Del resto, Inganno è la serie del momento. Racconta di una relazione fra una donna matura e un ragazzo. E chi, allora, ne può parlare a proposito è Rita Rusic, legata sentimentalmente a Cristiano Di Luzio, trent’anni più giovane.

Rusic, Inganno è un plagio? Dovrebbero corrisponderle dei diritti d’autore?

«No, no, no… È una storia molto diversa, Monica Guerritore interpreta una donna che si sente totalmente inadeguata, finita».

Cosa che lei… Neanche un minuto, corretto?

«No, io no, proprio no».

Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti in Inganno


Capito, torniamo a Guerritore inadeguata (e ora contenta).

«Lei è lei, bravissima, è la protagonista di questa serie, cioè una donna che ha chiuso, la sua vita sentimentale è fallita e ora i suoi figli la lasciano sempre più sola - è vero che i figli ti proteggono e non vogliono che tu stia con qualcuno - però se ne vanno pure. E se non hai un affetto, fai una vita bruttissima. Lei, per di più, ha il marito che se n’è andato con la sua migliore amica».

A parte che stiamo spoilerando tutta la serie, ma si tratta di un cliché dopo l’altro, non trova?

«Diciamo che è un grande classico… Comunque, ecco che arriva questo ragazzo che la fa sentire di nuovo donna e di nuovo ragazza, le tira fuori l’entusiasmo, la voglia di leggerezza, la voglia di gioco, la forza di questo personaggio è quella di volere, a quel punto, ancora un po’ di vita per lei. E, d’altra parte, avere paura, essere gelosa e sospettosa».


Beh, si intitola Inganno

«Certo che in questi casi c’è il rischio di essere ingannati, un po’ usati, ma anche l’uomo giovane corre il rischio di essere usato. Alla fine non bisogna pensare troppo, ti devi solo chiedere: “Sto bene, sono contenta, mi sento bene?”. E mai ti devi chiedere che cosa pensa l’altro, che cosa vede l’altro, se sei felice anche l’altro è felice».

Scusi, ma non era meglio raccontare, nel 2024, di una come lei, senza sensi di colpa?

«Sì, si poteva, ma anche questa storia non è male, è più popolare».

Lei si è sentita mai giudicata?

«Mah, non lo so, questo pagare sulla mia pelle certe mie scelte... Ebbene, penso che nel profondo abbia anche suscitato una certa ammirazione, o quantomeno un po’ di invidia».

La libertà costa carissima, ma ha un sapore delizioso?

«Il migliore del mondo. È chiaro, poi, che una relazione così non è semplice, intendo una relazione asimmetrica: sono stata da entrambe le parti, quando mi sono sposata con Vittorio avevo 20 anni e lui 38. Sentivo che non aveva voglia di fare certe cose e io idem. Se una donna, oggi, ha una relazione con un uomo più giovane o ha la forza di viverla alla pari oppure, se tutto è un’angoscia, un’insicurezza, se tutto è sospetto, allora non vivi il bello della relazione. E la forza della relazione è lo stare insieme divertendosi, è per questo che vuoi tornare a casa tutte le sere da quella persona, per la gioia, mica per farti mille problemi».

La bellezza conta?

«Se sei bella, e lo sai, ti senti più forte. Però a 20 anni è facile. Dopo, fai più fatica».

E con Cristiano?

«L’amore va bene, perché siamo sempre lì sul bordo, sul ciglio, stiamo bene insieme perché stiamo bene anche da soli. Perché vede, se io stessi male da sola e stessi bene solo con lui, ma lui? Vedo certe catastrofi in giro…».

Mi faccia un esempio.

«Noi donne, certe volte, siamo assurde. Metta il caso che due si conoscano, si piacciano, magari passano una notte meravigliosa. Se lei non risponde al telefono, lui è felice per una settimana e ripensa alla magnifica notte che ha passato con lei. Se lui non la chiama, lei si strugge, muore dentro. Fino a quando le donne non saranno libere nelle scelte che fanno, non smetteranno di porsi tutte queste domande, non si concederanno di gioire perché devono pensare a questo e a quello, fino ad allora sarà inutile dire di volere essere libere, non lo sono nella testa, è il ragionamento che fanno che deve cambiare».

E magari così dopo “l’inganno” arriva che cosa, arriva chi?

«Arriva Rita».

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